Da
Domenico Pizzuti riceviamo un'inedita nota di riflessione sulla battuta del Cavaliere, per metterne in evidenza le banalizzazioni.
Buona lettura!
Le banalizzazioni del Cavaliere
di Domenico Pizzuti
L’infelice battuta del Silvio Berlusconi Premier di governo in merito alla nuova denominazione del Pdl, che non è più nel cuore della gente: «Mi dicono che il nome che avrebbe maggiore successo è Forza Gnocca», senza alcun moralismo non si può archiviare come un’ esternazione fuori luogo e della dignità di colui che l’ha pronunciata per l’incarico pubblico che ricopre. Forse il commento più azzeccato è quello di Mons. Domenico Nogavero, vescovo di Mazara del Vallo, «Avrebbe forse intenzione di suscitare ilarità, ma suscita solo sconcerto…». Sarebbe il caso che simili battute rimanessero nell’ambito dei “compagni di merenda” e fossero ignorate dalla stampa. Per lo sconcerto che provocano sotto il profilo di una sensibilità etica e culturale, in fondo umana, e che non si possono più sopportare perché hanno raggiunto il colmo, richiedono qualche riflessione perché in sintesi comportano la banalizzazione della sessualità e della politica. Filippo Ceccarelli ha efficacemente rilevato in proposito che il Cavaliere lanciando “Forza Gnocca” ha fatto diventare la sua ossessione un partito.
In primo luogo, simile linguaggio non fa emergere la dignità ed il significato dell’incontro sessuale fra uomo e donna e denuncia un involgarimento che si è diffuso anche nel linguaggio politico. Non presta un buon servizio ad una sessualità che sia unione e comunione di persone, che nell’amore sponsale secondo la Bibbia diventa simbolo di elevazione ed unione col divino nell’abbraccio tra i due. Perciò si deve denunciare questa banalizzazione diffusa della sessualità, a cui fa riferimento la stessa battuta del Presidente del Consiglio, che fa parte di un populismo ammiccante di cui si fa interprete con la battuta ridanciana. In questo contesto sarebbe da riflettere ulteriormente sul superamento di un certo moralismo del passato in materia da parte della Chiesa e dei suoi operatori, non sempre accompagnato da un discorso diffuso a tutti i livelli di carattere sapienziale sui valori ed il significato della sessualità umana. L’attività sessuale nella sua interezza richiama ulteriormente – a nostro avviso - l’esigenza di una “biopolitica” a sostegno di questa dimensione umana per la riproduzione umana e della stessa società
In secondo luogo, al di là della concezione padronale di partito a cui si cambia nome secondo il vento, si evidenzia la banalizzazione della politica se non l’antipolitica che viene subita e/o sostenuta da una corte ma anche da un platea di cittadini diseducati e disinteressati agli interessi generali. E’ questo, a nostro avviso, l’aspetto più grave sotto il profilo della democrazia politica, perché demolisce la forma partito che secondo Carlo Galli «è perno di una concezione realistica della democrazia», partito irriso e ridotto ad azienda ad nutum del capo. Si tratta proprio dell’antipolitica secondo la definizione datane da Noam Chomsky: «Odio verso il governo, disprezzo per i partiti e per il processo democratico». E’ non solo una deriva populistica, denunciata da molti, ma nel contempo uno sgretolamento e svuotamento dei pilastri della democrazia.
In conclusione, non è solo questione di costume o meglio di cultura, nel senso di una battuta ridanciana tra maschiacci a cui non reagiscono le stesse elette (cattoliche o meno) del partito, ma di una questione squisitamente politica, di istituzioni e processi democratici da ricostruire e rafforzare dopo l’ipnosi berlusconiana da cui ci auguriamo i cittadini possano presto liberarsi.
Napoli 7 ottobre 2011